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Intervento di Giorgia Bucchioni al congresso di La Spezia Port Service

Autorità, gentili ospiti, buongiorno e benvenuti al primo convegno organizzato da La Spezia Port Service.

Perchè questo convegno? Noi operatori portuali abbiamo pensato di costruire qui alla Spezia un’alleanza di intenti, ma anche di sogni, di aspettative e di volontà che diventasse un soggetto portatore di interessi forti, ma anche di competenze, di professionalità, un soggetto imprescindibile ogni volta che si parla del presente e del futuro del porto. Ebbene, questa idea un po’ folle per mondi che vivono di competizione, ha preso campo. E qualcuno ha ricordato questa frase “se vuoi costruire una barca non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto ed infinito”. L’ha scritta Antoine de Saint Exupery. Credo che sia perfetta per spiegare lo spirito che giorno dopo giorno nutre la nostra community rappresentata dalla La Spezia Port Service, diventata in poco tempo un’eccezionale elemento di coesione.

E non è un caso che ciò accada alla Spezia. Angelo Ravano, fondatore del gruppo Contship, affermava che certi miracoli, miracoli di gente e di passione si potevano materializzare solo in questo porto, in questa città, nel nostro territorio. Voglio pensare che anche oggi la comunità di noi operatori portuali che tanto abbiamo contribuito ai risultati del nostro porto, che siamo parte integrante del modello Spezia, possa essere protagonista di una nuova stagione di successo. Il modello Spezia non è un fenomeno di oggi, ma trova le sue radici dagli anni settanta in avanti quando il porto prevalentemente industriale si è aperto ai traffici commerciali specializzati. In pochi anni grandi operatori come Tarros, Contship, Messina, Merzario sono venuti a Spezia perchè in questo porto, a legislazione uguale in tutta Italia, era possibile svilupparsi con economicità ed efficienza mentre nei porti storici la portualità non offriva le condizioni di cui il sistema economico italiano aveva bisogno. Questo grazie alla fattiva collaborazione di tutte le componenti tra cui hanno brillato Dogana e Capitaneria che nel nostro Porto hanno sempre saputo adeguarsi ai veloci cambiamenti in essere. E’ agli atti parlamentari che la riforma del 94 realizzata dalla L. n. 84 ha avuto come riferimento quello che a Spezia era stato fatto.

La Spezia Port Service vuole qui ribadire che i risultati del successo del sistema Spezia devono essere ascritti nel palmares di tutti i players. Nessuno ha il diritto di intestarsi i successi che sono di tutti. Sono convinta che senza Agenti Marittimi, Spedizionieri Doganali, Spedizionieri del Porto, il nostro porto non potrà affrontare le sfide, e sono tante, del futuro. La Spezia Port Service, piaccia o non piaccia, è in campo, convinta di essere oggi più che mai portabandiera di un interesse comune. Il vento di nuova pubblicizzazione dei porti che sembra soffiare sulla riforma portuale espellendo gli operatori dai Comitati Portuali qui incontrerà forti barriere. Occorre chiederci se le motivazioni che sono state accampate per giustificare ed intaccare le riforme siano reali oppure pretestuose.

Gigantismo navale, competizione con i porti Nord europei, ampliamento del canale di Suez, evoluzione dello scenario mondiale dei traffici, aumento dell’efficienza delle Autorità Portuali e diminuzione del loro numero con maggiori poteri ai Presidenti ,vigenza ultraventennale della legge in vigore, sono gli argomenti prevalenti. Ebbene, non riusciamo ad individuare nel Decreto legislativo la soluzione dei problemi della portualità che sono prevalentemente infrastrutturali, ambientali e di rapporto con la città. C’è da chiedersi come la decisa pubblicizzazione dei porti e della loro governance sia in grado di risolvere le criticità esistenti e che attengono prevalentemente alle carenze infrastrutturali; c’è da chiedersi se gli interessi spesso divergenti quando non conflittuali tra porti e città, potranno trovare composizioni utili ad affrontare la competizione internazionale ed il mercato, nei comitati di gestione che vedono la prevalenza dei rappresentanti degli Enti locali; c’è da chiedersi se il passaggio da una gestione partecipata ad una pubblicistica sia in linea con quanto avviene, positivamente, nella realtà Nord Europee; c’è da chiedersi se l’aumento dei poteri dei Presidenti delle Autorità di Sistema Portuale riceva una corrispettiva verifica e responsabilizzazione.

Ovviamente insieme a molte legittime e motivate perplessità, abbiamo anche positive valutazioni sulle semplificazioni amministrative rappresentate dagli sportelli unici che ci auguriamo incontrino il favore di coloro che li devono far funzionare. Gli uomini passano le comunità di uomini restano. Il mercato marittimo mondiale soffre come non mai di una depressione dei noli e di una over capacity che ne mina la redditività. La scelta di navi giganti per il trasporto container impone sacrifici spesso economicamente insopportabili per i territori e per il sistema logistico nazionale. E’ indispensabile riflettere e farsi una domanda: come questi flussi di containers potranno garantire redditività al territorio che attraversano? Già oggi, è vero, generano fatturato ed occupazione ma non ancora ricchezza e benessere. La Spezia tenta come sempre ha fatto, di essere antesignana, di essere pioniere, per formule nuove che passano anche attraverso l’idea di un porto lungo o come spesso viene definito di un dry port. Un porto secco che eviti rotture di carico e crei valore aggiunto.

Di tutto questo parleremo oggi. Un ringraziamento a tutti gli sponsor che hanno reso possibile questa giornata. Vi lascio con una citazione di Steinbeck che può essere un pò il nostro inno:

“Il tempo è più complesso vicino al mare che in qualsiasi altro posto perchè oltre al transito del sole e al volgere delle stagioni, le onde battono il passare del tempo sulle rocce e le maree salgono e scendono come una grande clessidra”.

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